Cyberbullismo, la brutta faccia del web

La progressiva diffusione di internet tra la popolazione ha aperto, come è noto, nuove possibilità ad ognuno di noi. Certamente assieme agli aspetti positivi che tutti conosciamo, sono cresciuti, purtroppo, alcuni rischi legati ad un uso improprio del mezzo medesimo. Tra questi, oggi segnaliamo il problema del cyberbullismo, tema a cui ci stiamo dedicando attualmente, portando avanti progetti ed iniziative no profit paralleli alla nostra attività aziendale, in collaborazione con Polizia di Stato ed altre istituzioni pubbliche e private.
A questo proposito, occorre rilevare come sia labile tra i più giovani la distizione tra la vita online e la vita reale offline: quanto i ragazzi svolgono sul web, o anche attraverso i mezzi di comunicazione mobile, produce conseguenze anche nelle loro vite reali. Così come la vita online influenza i modi comportamentali offline, ed è proprio questo elemento che costituisce la base della problematica del cyberbullismo, inteso come la pratica del bullismo online. Si tratta in genere di una forma “di una forma di disagio relazionale, di prevaricazione e di sopruso perpetrata tramite i nuovi mezzi di comunicazione come l’e-mail, gli sms, i blog, i telefoni cellulari ed il web in generale. Non comporta dunque violenza o altre forme di coercizione fisica. Nelle comunità virtuali il cyber bullismo può essere anche di gruppo e di solito le ragazze sono vittime più frequentemente dei ragazzi, spesso con messaggi contenenti allusioni sessuali. Solitamente il disturbatore agisce in anonimato, talvolta invece non si preoccupa di nascondere la sua identità”. La definizione qui riportata è mutuata dal portale Smontailbullo, pregevole iniziativa a cura del MIUR.
Pertanto il cyberbullo impiega le nuove tecnologie, vale a dire telefonate, messaggi (con o senza immagini), live chat, social network, siti di domande e risposte (Yahoo Answers, ad esempio), siti di giochi online, forum, per intimorire, molestare, mettere in imbarazzo, far sentire a disagio o discriminare altre persone, di solito coetanei.
Il cyberbullismo si esplica in atti specifici i cui esempi risultano essere abbastanza noti alla società civile; eccone breve una lista stilata dal portale di Telefono Azzurro:

– pettegolezzi diffusi attraverso messaggi sui cellulari, mail, social network;
– postando o inoltrando informazioni, immagini o video imbarazzanti (incluse quelle false);
– rubando l’identità e il profilo di altri, o costruendone di falsi, al fine di mettere in imbarazzo o danneggiare la reputazione della vittima;
– insultando o deridendo la vittima attraverso messaggi sul cellulare, mail, social network, blog o altri media;
– facendo minacce fisiche alla vittima attraverso un qualsiasi media.

Rispetto al bullismo tradizionale che si consuma durante la vita offline, l’uso dei mezzi elettronici permette al cyberbullismo di possedere alcuni aspetti peculiari, come sottolinea il portale Smontailbullo:

– Anonimato del molestatore: in realtà, questo anonimato è illusorio: ogni comunicazione elettronica lascia delle tracce. Però per la vittima è difficile risalire da sola al molestatore.
– Difficile reperibilità: se il cyberbullismo avviene via sms o mail o in un forum online privato, ad esempio, è più difficile reperirlo e rimediarvi.
– Indebolimento delle remore etiche: le due caratteristiche precedenti, abbinate con la possibilità di essere “un’altra persona” online (vedi i giochi di ruolo), possono indebolire le remore etiche: spesso la gente fa e dice online cose che non farebbe o direbbe nella vita reale.
– Assenza di limiti spaziotemporali: mentre il bullismo tradizionale avviene di solito in luoghi e momenti specifici (ad esempio nel contesto scolastico), il cyberbullismo investe la vittima ogni volta che si collega al mezzo elettronico utilizzato dal cyberbullo.

Arginare questo problema non è certo un compito semplice ed immediato, in ogni caso, siamo fiduciosi sul ruolo decisivo che può svolgere un’adeguata prevenzione basata su un lavoro psicoeducativo mirato, dalla comunicazione, all’educazione affettiva, alla trasmissione dei valori come il rispetto dell’identità e della differenza.

 

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